Maria Sonia Baldoni è ritornata per la quarta volta in Sicilia completando il percorso nelle quattro stagioni, durante questi incontri divulga gli insegnamenti delle piante, il tramando orale e la memoria del gesto presente nelle tradizioni e nelle cerimonie connesse ai cicli della terra della ruota dell’ anno.
Il percorso “Erbe di primavera” si è svolto dal 30 Marzo al 7 Aprile, ha avuto inizio a Canicattini Bagni (Sr) , per proseguire a Noto (Sr) e Trecastagni (Ct).
Dal 30 Marzo al 1 Aprile – 1° tappa Canicattini Bagni

Durante le prime tre giornate a Canicattini Bagni, Maria Sonia ha collaborato con il Museo Civico TEMPO – museo del tessuto, dell’emigrante e della medicina popolare – e con la guida naturalistica ed etnoantropologica Paolino Uccello.
La prima giornata è stata dedita a percorrere i sentieri dell’antica necropoli di Pantalica, un tempo culla dei culti della Dea Madre, grazie ai racconti e le spiegazioni di Paolino viene compresa e ammirata la ricchezza della biodiversità delle piante endemiche del territorio Ibleo, gli usi e i costumi del passato, i miti e le giaculatorie delle guaritrici dell’antica medicina popolare siciliana chiamate “majare”.

Nella Valle dell’Anapo accanto al fiume Maria Sonia ha condiviso la Cerimonia di ricongiungimento delle acque.
Le sale del Museo Civico TEMPO hanno accolto il concerto di flauti ispirati alle erbe spontanee composti ed eseguiti dalla musicista Giustina Marta, a seguire la Cucina del Museo ha preparato delle pietanze tipiche Canicattinesi arricchite di erbe spontanee.
La seconda giornata durante la domenica di Pasqua, è stata vissuta la tradizione locale di Canicattini Bagni della processione della “Paci Paci”, ovvero l’incontro danzante del Cristo con la Madonna. Nel pomeriggio in un momento più raccolto e intimo presso il bosco della casa di Ninfa, Maria Sonia ha condiviso la Cerimonia di Primavera.

La terza giornata di formazione, il Lunedi di Pasquetta, lungo il sentiero di Noto Antica, Paolino ha raccontato le storie delle piante, della città e dell’antico Castello diventato poi carcere, concludendo la giornata con la visita guidata al Museo.

Durante questi giorni due nuove realtà sono state attivate entrando nel circuito delle Case delle Erbe, di cui il Bosco custodito da Ninfa e la sua famiglia, e Terra della Visione, luogo custodito da Aurora ed altre donne nella zona di Noto Antica.
Testo: Ninfa Clemente e Marta Famoso
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Dal 2 al 3 Aprile – 2° tappa Noto

Ad Aprile Maria Sonia Baldoni, la Sibilla delle Erbe, è tornata sul territorio di Noto: due giorni dedicati al riconoscimento e catalogazione delle erbe spontanee del territorio.
Le attività sono iniziate martedì 2 aprile nella spiaggia Eloro-Pizzuta, con il riconoscimento e raccolta di erbe spontanee con una cerimonia di ricongiungimento delle acque secondo il tramando di Masaru Emoto. La passeggiata è stata accompagnata dai racconti dell’autrice Serena Carnemolla sul culto di Persefone.
È seguita la catalogazione delle erbe raccolte presso “Casa delle erbe Karabá” , progetto curato da Tiziana Pirotti.
Mercoledì 3 aprile si è svolto il percorso di riconoscimento erbe spontanee con Maria Sonia Baldoni presso “Casa delle erbe Karabá”, il pranzo con le erbe raccolte.
Alle 16:30 presso la Sala Convegni delle Ex Cantina Sperimentale di Noto si è svolta una conferenza a ingresso libero curata da Maria Sonia Baldoni, la responsabile del progetto “Casa delle erbe Karabá” Tiziana Pirotti e l’autrice Serena Carnemolla. L’evento è stato arricchito dai brani dedicati alle erbe spontanee eseguiti con flauto traverso a cura di Giustina Marta.

Durante il viaggio diretto verso la tappa a Trecastagni, Maria Sonia incontra ed attiva due nuove case delle erbe, una presso la dimora di una donna di Siracusa; l’ altra presso Motta S. Anastasia (Ct) dove Mario vive e sta costruendo una nuova dimora in onore di Ildegarda di Bingen.
Testo di Serena Carnemolla
Dal 4 al 7 Aprile – 3° tappa Trecastagni

Guardo il mazzo di silene pronto ad essere trasformato in pesto e annuso le mie mani. Nella brocca d’acqua i germogli di rovo.
Luciano Tajoli canta “il tango delle Capinere“. Canto anch’io e sono felice.
Si può, in appena quattro giorni, sentirsi trasformati così in profondità?
Chi ha incrociato il cammino di Maria Sonia Baldoni sa di cosa parlo.
È un viaggio interiore nell’abbondanza del creato. Fatto di gesti antichi, iscritti nella nostra memoria archetipica.
Vedere piante, fiori, germogli, alberi e foglie come fosse la prima volta. Riconoscere, toccare e chiamare per nome. Riconoscersi in questa abbondanza e onorarla. In gioia e gratitudine.
Maria Sonia porta con sé ciò che ognuno ha bisogno di incontrare. Esistono gesti e memorie capaci di ricordarci chi siamo, cosa vogliamo, dove vogliamo andare e con chi. Gesti che risvegliano la fede nella Forza Vitale che tutto muove e tutto sa.
Perché inchinarsi alle erbe spontanee ci invita al qui e ora, che la nostra vita è bellissima ed effimera come un papavero. E mentre riconosci, chiami e raccogli ti chiedi: cosa mi dà nutrimento?
Nutrirsi significa nutrirsi dei luoghi, delle persone con cui sei, di pensieri, parole e azioni che alimentino la gioia nel cuore, significa onorare la memoria dei gesti, delle tradizioni legate ai cicli naturali, significa unire il vecchio al nuovo e rinnovare ogni istante questa unione.
Per sentirsi sazi, appagati e connessi ad ogni cosa.

Nei libri si può leggere delle erbe spontanee e ci sono corsi che ti insegnano a riconoscerle. Ciò che fa Maria Sonia è dare Senso e restituirci Memoria.
Questi giorni condivisi alla Capinera hanno suggellato diverse cose, nelle vite di ognuno di noi e nella storia di questo luogo. Le donne e gli uomini “richiamati” da Maria Sonia sono già sorelle e fratelli di intento e di cammino. Il suono delle loro risate, come le lacrime di commozione e le mani operose hanno benedetto questa terra e quest’aria. “Chi va a cercar fortuna, vi troverà l’Amor”.
Adesso Casa della Capinera fa parte della rete nazionale delle Case delle Erbe. Siamo grati e le nostre cellule cantano l’esultanza del creato, perché siamo vive e vivi e vogliamo stare bene. ‘Che la malattia, come insegna l’immensa Ildegarda di Bingen, è assenza prolungata di gioia.
Cosa ci impedisce di essere felici in tutta questa abbondanza?
testo di Chiara Trifilò



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